La lingua non è solo uno strumento astratto fatto di regole, ma è supportata da una cultura specifica che si manifesta attraverso di essa. In questa prospettiva, l’educazione interculturale non mira soltanto ad un accrescimento di conoscenze e competenze, ma vuole stimolare un vero e proprio cambiamento di mentalità e uno spirito di apertura nei confronti di altre culture e civiltà. Sembra quindi implicito che didattica interculturale e italiano L2 siano due temi fortemente legati: apprendere una seconda lingua significa infatti apprendere i modelli culturali collegati alla lingua in oggetto.
La cultura nell’insegnamento di una L2
Secondo Bruner la cultura si interiorizza nella mente dell’uomo sotto forma di regole mentali che svolgono un ruolo di guida nell’interazione uomo-ambiente. Queste regole mentali sono a sua volta condivise e seguite dai membri di una determinata società. Il processo di acquisizione di una seconda cultura si può definire:
- inculturazione, un individuo apprende le regole sociali, linguistiche e culturali necessarie per “sopravvivere” in un contesto socio-culturale differente da quello d’origine;
- acculturazione, in questo caso invece l’apprendente acquisisce una cultura diversa, rendendola “propria”.
Nel processo di acculturazione vi è dunque un graduale adattamento da parte dell’apprendente, che però non rinuncia all’identità della lingua nativa. Spesso inizialmente si parla di “shock culturale”, l’individuo avverte le più o meno numerose differenze culturali e ciò può provocare in lui paura e tensione in quanto inizia a mettere in discussione le sue credenze e valori.
Didattica interculturale e italiano L2
Nella didattica dell’italiano L2, quindi, le differenze interculturali giocano un ruolo significativo e l’insegnante deve tener conto solo della cultura che deve essere appresa, ma anche della cultura del nativo e delle difficoltà che potrebbe riscontrare. La cultura si manifesta in tutti i più svariati aspetti della nostra vita: nella preparazione dei cibi, nelle nostre abitazioni, nelle relazioni familiari, nel concetto di spazio e di tempo e così via.
Anche lo stesso linguaggio non verbale, che comprende gestualità, prossemica, vestemica, ecc. fa parte della cultura e cambia a seconda delle diverse popolazioni.
Per analizzare le differenze culturali, è necessario quindi che ci sia una corretta informazione sui costumi e sugli usi di un popolo, evitando di sfociare in stereotipi che potrebbero falsare l’interpretazione. Si potrebbero fornire, ad esempio, dei sociotipi e utilizzare vari metodi come: la comparazione, la creazione di situazioni o di simulazioni, il chiarimento dei malintesi, ecc.
Il ruolo dell’insegnante
Nella prospettiva di una didattica interculturale, lo scopo dell’insegnante è quindi quello di sensibilizzare alla diversità culturale e creare un clima di dialogo e di apertura, che porti al confronto e all’arricchimento reciproco. In particolare, si propone di:
- aiutare gli studenti a “decentrarsi” pur mantenendo la propria identità come punto di riferimento;
- formare mentalità flessibili, in grado di adattarsi e capire il contesto socio-culturale di riferimento;
- suscitare curiosità e interesse nei confronti di culture diverse.
Didattica interculturale e italiano L2: approcci metodologici
Tra i vari approcci che si possono utilizzare, quando si parla di didattica interculturale e italiano L2, ricordiamo:
- Cooperative learning o apprendimento cooperativo, con questo metodo, gli studenti imparano attraverso l’interazione e il lavoro di gruppo a cooperare e rafforzare le loro competenze nella comunicazione;
- Problem solving, che incoraggia gli individui a interrogarsi, sfruttando la loro naturale curiosità, e permette un confronto con situazioni diverse da quelle abituali;
- Role play, in cui i partecipanti simulano una determinata situazione, permette di mettere in pratica ciò che si è appreso e assumere una diversa prospettiva.