Alfabetizzazione (di italiano L2) come pratica di cittadinanza

Resoconto e considerazioni dopo il 4° Convegno Internazionale di Linguistica e Glottodidattica Italiana CILGI 2019

Il livello pre-A1 nell'insegnamento dell'italiano L2 in contesti migratoriAlfabetizzazione (di italiano L2 n.d.r.) come pratica di cittadinanza è stato il titolo del 4° Convegno Internazionale di Linguistica e Glottodidattica Italiana (CILGI 2019), da poco concluso.
Lo staff di Forma Mentis ha partecipato con grande interesse ai lavori di tutte e tre le giornate previste dal programma. Gli interventi sono stati numerosi ed altrettanti gli spunti di riflessione.
Riassumiamo i temi affrontati, per quanto è possibile fare in poche righe, i dubbi emersi e le considerazioni finali. Sugli argomenti di maggior interesse ci ripromettiamo di ritornare prossimamente con interventi ad hoc.

Alfabetizzazione di italiano L2: una contraddizione in termini

La prima questione da affrontare riguarda proprio il termine “alfabetizzazione” e di conseguenza i termini “alfabetizzato” e “analfabeta”.
Secondo una classica definizione l’analfabeta è colui che non sa né leggere, né scrivere, né fare di conto. Tuttavia questa definizione è alquanto riduttiva. La definizione unisce le tre competenze che nella vita reale vengono apprese separatamente: ci sono immigrati che sanno leggere e non scrivere o viceversa, immigrati che sanno solo fare di conto.

Nel panorama nazionale l’alfabetizzazione di italiano L2 è stata spesso confusa con la scolarizzazione, ma l’apprendimento linguistico può avvenire in ambiti diversi dalla scuola, basti pensare all’enorme patrimonio linguistico degli immigrati che spesso impiegano anche anni per giungere in Italia che però non hanno mai frequentato una scuola, la maggiori parte dei quali sono stati imprigionati nei campi libici dove per comunicare hanno appreso l’arabo, o ancora gli immigrati musulmani che hanno frequentano la cosiddetta “scuola coranica”.
Non si può dunque parlare di analfabetismo, ma di studenti alfabetizzati in altri codici.

Occorrerebbe dare maggiore attenzione al repertorio linguistico pregresso e, come sancito dalla terza delle 10 tesi GISCEL, partire da ciò che lo studente è già in grado di fare.
I termini alfabetizzazione e analfabeta portano inevitabilmente ad un’etichettatura spesso scorretta, che ci fa dimenticare che ogni singolo studente porta con sé un bagaglio di conoscenze linguistiche che noi insegnanti abbiamo l’obbligo di indagare e conoscere.

Le indicazioni del QCER sul livello Pre-A1: un’analisi

Companion Volume QCER 2018 - Livello Pre A1A partire dal 2018 il consiglio d’Europa ha aggiunto delle integrazioni al QCER soprattutto riguardanti il livello pre-A1 completamente trascurato nella versione precedente. Questo “Companion Volume” così definito, è disponibile in lingua inglese sul sito del Consiglio d’Europa e ne avevamo già parlato in un post pubblicato sulla nostra pagina Facebook che trovate QUI.

Nella definizione di questo livello emergono alcune difficoltà che approfondiremo con articoli successivi. La prima riguarda la trasposizione di questi descrittori nel contesto italiano.

Il Companion Volume verrà tradotto in italiano non appena il Consiglio d’Europa approverà definitivamente le integrazioni. Tuttavia il livello descritto nel QCER non coincide né con il preA1 delle indicazioni ministeriali italiane, né con i sillabi che sono stati elaborati prima delle integrazioni al QCER, perché il preA1 presente in questi sillabi (tra i quali ricordiamo quello elaborato dal CVCL dell’Università per Stranieri di Perugia) comprendono anche la literacy cioè l’alfabetizzazione e non solo le competenze linguistiche comunicative. Il Companion Volume invece comprende le competenze linguistiche comunicative ma non tiene conto della literacy (ad esempio potrebbe andar bene per un italiano, scolarizzato che per la prima volta apprende il russo).

La Prof.ssa Fernanda Minuz ha comunicato che, proprio partendo da queste difficoltà, è stato organizzato un gruppo di lavoro per mettere a punto linee guida riguardanti il livello preA1 e il livello preA1 per gli analfabeti (chi si approccia per la primissima volta al sistema lingua). La pubblicazione di queste linee guida è attesa nel 2020 ed il quadro degli strumenti a disposizione si appresta dunque ad arricchirsi.
Seguiremo con particolare attenzione l’argomento anche perché siamo interessati direttamente ad aggiornare i contenuti del nostro corso di didattica dell’italiano L2 nel quale già sono trattati argomenti recentissimi come il livello Pre A1 del QCER.

Alfabetizzazione: tra L1 e L2

Numerosi studi, sugli approcci all’alfabetizzazione nei Paesi di origine degli immigrati, hanno dimostrato come l’alfabetizzazione che avviene in una lingua diversa dalla propria lingua madre non porta a dei risultati duraturi: una buona competenza alfabetica della lingua madre è uno dei fattori di successo nell’apprendimento della L2.

Partendo da questi presupposti è facile rendersi conto di come occorra un grande investimento in termini di risorse e in termini di formazione degli insegnanti. Per questo motivo è stata istituita una piattaforma (Progetto Heritage Language Resource Hub) per mettere a disposizione materiali per sostenere le lingue madri degli adulti migranti.

Si tratta di una piattaforma che raccoglie link a materiali di lettura graduati nelle lingue madre degli studenti. L’attenzione è ovviamente concentrata sulle lingue d’origine, perché è più difficile accedere a materiali per quelle lingue per cui non esiste una codificazione interna. Un esempio di materiali che si possono trovare è l’African story book, delle storie appunto in diverse lingue africane che si possono usare per l’alfabetizzazione nella L1 degli immigrati. In questa piattaforma si trovano ovviamente anche indicazioni per l’insegnante che purtroppo non attribuisce abbastanza valore ai repertori linguistici degli apprendenti.

Strumenti tecnologici a supporto dell’alfabetizzazione: digital literacy

Molti interventi del convegno si sono concentrati sul grande aiuto che gli strumenti tecnologici possono dare a studenti scarsamente alfabetizzati o completamente analfabeti. Si è parlato di Digital Literacy e di come possa essere di supporto all’apprendimento linguistico. Prima di tutto è importante specificare che l’alfabetizzazione non si riduce solo a leggere, scrivere e fare di conto ma diventa una pratica sociale in quanto l’obiettivo finale dovrebbe essere quello di usare tali competenze per svilupparne altre, per raggiungere un fine, per rendere i nostri studenti cittadini del mondo.

Per fare ciò, occorre ovviamente partire da cosa gli studenti hanno già nel loro background e cosa sono già in grado di fare. Quasi ogni immigrato che arriva in Italia è dotato di uno smartphone che gli consente di mantenere i contatti con la propria famiglia di origine, visto che affronta viaggi lunghissimi, a costi ormai irrisori grazie ad Internet. Anche gli studenti completamente analfabeti sono in grado di usare lo smartphone in quanto hanno un approccio che potremmo definire “grafico” per il suo utilizzo. Dunque, partendo da questi dati, in molti corsi di italiano si è deciso di utilizzare smartphone e tablet in classe.

Uno degli strumenti più banali che potrebbe essere sfruttato nella didattica è la tastiera QWERTY. La tastiera è un’applicazione a sé stante, ogni casa di produzione di telefoni ha la propria tastiera.
Grazie a delle funzionalità specifiche la tastiera di Google Gboard è risultata molto utile nelle lezioni di alfabetizzazione. È possibile usare quasi tutte le lingue L1 degli apprendenti ed impostare la tastiera in maniera multilingue, tenendo conto anche delle varietà non standard della lingua. Si può creare un dizionario personalizzato, è possibile anche usare la voce per scrivere attraverso lo speech to text o il text to speech. Altro elemento molto importante è la traduzione istantanea (embedded translation) dalla propria L1 alla lingua straniera.

Oltre alla tastiera ci sono tantissime altre funzionalità già incluse nello smartphone come la calcolatrice, la fotocamera per fotografare oggetti da riportare in classe, e tantissime altre applicazioni. Insomma la Digital literacy può e dovrebbe essere usata come supporto alla literacy linguistica. Bisogna uscire dalla classica dicotomia che vede la tecnologia solo come giusta o sbagliata per la didattica e imparare ad analizzarne l’utilità e le potenzialità nell’apprendimento di una L2 anche per studenti scarsamente alfabetizzati.

Alfabetizzazione e A023

Possiamo affermare che ci occupiamo della classe di concorso A023 ancor prima della sua istituzione. Di questa classe di concorso si è parlato anche in un incontro del convegno. Sono stati ribaditi i requisiti di accesso così come indicati nella ormai famosa Tabella A, e i titoli di specializzazione richiesti e riconosciuti dal Miur.
Sono emerse anche tante perplessità e difficoltà che i vincitori di questa classe di concorso devono affrontare, anche a proposito di alfabetizzazione di italiano L2, che approfondiremo prossimamente con apposite interviste a docenti di ruolo nella A023 e che attualmente insegnano nei CPIA.

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