L’interruzione della carriera accademica temporanea (con una sospensione degli studi o a causa di un trasferimento ad altro ateneo) o definitiva (a seguito di rinuncia agli studi) sono eventi che gli studenti universitari possono trovarsi di fronte a seguito di imprevisti e situazioni difficili.
Altre volte capita invece che più semplicemente che la sospensione della carriera accademica si verifichi perché il corso di studi resta “parcheggiato” e quiescente a tempo indeterminato per eventi della vita che richiedono la priorità come un lavoro e la costituzione di una famiglia.
In questi casi, il consiglio che possiamo dare vivamente è di non trascurare l’interruzione della carriera accademica e non lasciar passare il tempo con un’immatricolazione ancora attiva ma quiescente o inutilizzata. Si rischia di precludere l’iscrizione, a distanza di anni, ad un altro corso universitario e di non potersi avvalere della normativa sulla doppia immatricolazione che prevede, tra gli altri requisiti, che chi si iscrive ad un nuovo percorso accademico debba essere in regola con il pagamento delle tasse universitarie dell’altro percorso attivo.
La carriera universitaria nella maggior parte dei casi si conclude naturalmente con il conseguimento del titolo, con la rinuncia agli studi, o per decadenza.
Tuttavia le vicissitudini possibili sono anche condizionate in diversi modi e ogni ateneo disciplina con i propri regolamenti tutte le fattispecie. Vediamo quali possono essere i casi più comuni.
Cambio di corso
Si tratta del caso meno traumatico che avviene quando lo studente decide di passare ad un altro corso di studi del proprio ateneo, senza dover effettuare una nuova immatricolazione. È generalmente necessario presentare un’istanza ed essere in regola con i pagamenti delle tasse universitarie. Durante il periodo necessario al passaggio si verifica una breve interruzione della carriera universitaria perché non è possibile compiere nessun atto di carriera, né in quella d’origine, né in quella di destinazione.
Trasferimento da un ateneo ad un altro
Il trasferimento della propria carriera universitaria in un altro ateneo è una modifica più delicata rispetto al passaggio di corso. Diversi atenei sottolineano che bisogna tener conto del periodo in cui si richiede il trasferimento ed è possibile dunque evitare di rinnovare l’iscrizione al corrente anno accademico dell’ateneo di origine, rinnovando così l’iscrizione al solo ateneo di destinazione. Il riconoscimento di crediti da carriera pregressa, in questi casi, può avvenire a seconda del piano di studi previsto dall’ateneo di destinazione.
Anche in questo caso ovviamente si verifica una breve interruzione della carriera universitaria.
Sospensione del corso di studi
La sospensione del corso di studi è possibile in casi specifici previsti dal regolamento di ciascun ateneo. I casi più frequenti in cui è possibile sospendere una matricola in corso sono:
- la prosecuzione degli studi con un Dottorato o un Master che prevedano incompatibilità;
- comprovati motivi di salute;
- gravidanza;
- trasferimenti all’estero per motivi di lavoro.
Al termine del periodo di sospensione, occorrerà presentare una domanda di ripresa degli studi.
Gli atenei possono anche fissare un termine alla sospensione ed in caso di cessazione automatica non è necessario produrre alcuna domanda di ripresa degli studi.
Interruzione della carriera accademica e ricongiunzione
La carriera universitaria è interrotta quando lo studente non rinnova l’iscrizione per almeno un anno accademico. In questa situazione lo studente risulta sempre immatricolato, ma non potrà compiere atti di carriera come ad esempio sostenere gli esami. Qualunque atto compiuto durante il periodo di interruzione è suscettibile di annullamento o di nullità.
Per riprendere una carriera interrotta è prevista la riconciliazione o ricongiunzione: lo studente è tenuto a presentare un’apposita domanda di iscrizione ed è tenuto a versare una quota per ciascun anno di interruzione o altra somma forfetaria prevista dai regolamenti.
La rinuncia agli studi
Lo studente ha la facoltà di interrompere la carriera universitaria attiva in modo formale e rinunciare a proseguire gli studi. La rinuncia è un atto irrevocabile e fa decadere sia la carriera pregressa non conclusa, sia i diritti e gli obblighi dello studente. Ogni ateneo disciplina questa fattispecie in modo diverso. Di solito, chi rinuncia agli studi non è tenuto al pagamento delle tasse arretrate ma alcuni atenei richiedono invece sia il pagamento della retta annuale in corso sia il pagamento di un’ulteriore quota per diritti di segreteria. Solitamente infatti la domanda di rinuncia agli studi è onerosa e trattandosi di un atto relativo alla carriera in corso è necessario che la carriera non sia interrotta e che lo studente sia amministrativamente in regola. Lo studente che ha rinunciato agli studi ha comunque la facoltà di immatricolarsi nuovamente allo stesso o ad un altro corso di studio. In questo caso è a volte possibile, a seconda del regolamento di ateneo, ottenere il riconoscimento dei crediti da carriere pregresse anche se concluse con una rinuncia agli studi.
Interruzione della carriera accademica per decadenza e obsolescenza
Questa condizione si verifica quando sono passati diversi anni dalla prima immatricolazione al corso di studio e lo studente non ha conseguito un numero minimo di CFU oppure se non si consegue il titolo entro un determinato numero di anni. La decadenza non permette infatti di rinnovare l’iscrizione al proprio corso di studio.
L’obsolescenza invece riguarda i CFU acquisiti durante il corso di studio e quelli conseguiti in un corso poi “decaduto” non possono essere riconosciuti per una nuova immatricolazione a meno che non si presenti una domanda di non obsolescenza dei crediti acquisiti.
Molti atenei non prevedono più la decadenza della carriera, altri invece la prevedono solo per i corsi di laurea appartenenti al vecchio ordinamento. Può succedere che si dia per scontata la decadenza specie nei casi in cui sono trascorsi molti anni dall’abbandono degli studi universitari senza una formale rinuncia agli studi. Questo può a volte comportare, sempre a seconda del regolamento dei singoli atenei, che per svincolarsi dalla condizione di studente universitario con status amministrativo non regolare si debba versare una penale per ciascun anno accademico per il quale non si sono versate le tasse. Spesso è prevista una somma forfetaria.
Considerando le diverse modifiche alla carriera che possono essere richieste in modo formale o tacito, consigliamo a chi si trovasse in una delle condizioni descritte di verificare i regolamenti di ateneo o di richiedere assistenza alla segreteria di ateneo. In particolare, è molto utile definire lo stato della propria carriera universitaria ancora in essere per usufruire dei vantaggi che porta la doppia immatricolazione ad un altro percorso universitario (questo aspetto è importante non solo per i corsi di laurea ma soprattutto per i master dove potrebbe essere più frequente un abbandono prima del conseguimento del titolo) o il trasferimento degli studi ad un altro ateneo oppure ancora alla rinuncia degli studi e all’immatricolazione in un ateneo differente che possa riconoscere anche i CFU maturati durante la carriera non conclusa.
Infine una menzione relativa ai master utili per il completamento dei requisiti di accesso ad una classe di concorso. Spesso ci si immatricola pensando di sostenere solo gli esami utili allo scopo ma senza completare il percorso. Gli esami vengono ugualmente immatricolati ma non conseguendo alcun titolo la carriera resta “aperta” e questo potrebbe essere un problema non solo per una eventuale immatricolazione ad un percorso post-laurea successivo ma anche ai fini della ricostruzione della carriera accademica e lavorativa.