Abbiamo deciso di affrontare il tema dell’insegnamento dell’italiano L2 a studenti NAI.
In questi ultimi anni si sente parlare spessissimo di studenti con BES (Bisogni Educativi Speciali). Solitamente si associano questi particolari bisogni agli studenti con disabilità, con disturbi evolutivi specifici (DSA) e studenti con deficit dell’attenzione, del linguaggio, con sindromi particolari ad es. Asperger.
Tuttavia c’è un’altra categoria di studenti con BES, probabilmente poco conosciuta anche se molto numerosa nelle scuole italiane, formata da quegli studenti con svantaggio socio-economico, linguistico e culturale tra cui possono rientrare anche gli alunni stranieri neoarrivati in Italia, i cosiddetti alunni NAI. L’insegnamento dell’italiano L2 a studenti NAI presenta delle peculiarità di cui ci occupiamo in questo articolo.
Chi sono gli studenti NAI?
Gli alunni stranieri nati in Italia e i neo arrivati in Italia sono due lati opposti del “pianeta” alunni stranieri. Sebbene anche lo straniero nato in Italia possa avere difficoltà nella lingua italiana, queste sono rapidamente superabili in quanto lo studente è immerso nella L2. Un discorso diverso invece va fatto per l’insegnamento dell’italiano L2 a studenti NAI.
Le Linee guida per l’integrazione predisposte dal MI [sigla del Ministero dell’Istruzione nella nuova nomenclatura dopo lo scorporo del Ministero dell’Università e della Ricerca n.d.r.] identificano un’ampissima eterogeneità all’interno del gruppo NAI che cercheremo di riassumere brevemente:
- Alunni arrivati per adozione internazionale: Accade spesso che questi alunni appaiono “invisibili” all’interno nella classe perché cittadini italiani a tutti gli effetti ma anche loro con difficoltà in lingua italiana da non sottovalutare;
- Minori non accompagnati: per il loro inserimento si dovrà tener conto della loro traumatica esperienza di deprivazione e abbandono e di conseguenza anche le competenze nella lingua d’origine, oltre a quelle in lingua italiana, potranno risultare fortemente limitate rispetto all’età anagrafica;
- Alunni con ambiente familiare non italofono: In questo contesto le famiglie, sebbene possano parlare anche italiano, hanno una competenza molto limitata e che dunque non garantiscono un sostegno adeguato nel processo di acquisizione della lingua italiana;
- Alunni Rom, Sinti, caminanti: sono i tre principali gruppi di origine nomade ma oggi spesso non nomadi, al cui interno sono presenti numerosi differenze di lingua, cultura, costumi ecc. Questi gruppi oltre allo svantaggio socio-economico e linguistico presentano anche una resistenza psicologica all’integrazione e l’inclusione. Basti pensare al fatto che il romanì, la lingua di queste popolazioni, è tramandata oralmente dunque i bambini e i ragazzi sono abituati ad interagire direttamente, appaiono poco inclini a prestare attenzione al discorso dell’insegnante.
NAI e didattica dell’italiano L2
Il collegio docenti si dovrà occupare di redigere un protocollo di accoglienza e inserirlo nel POF (Piano Offerta Formativa) in modo da favorire un rapporto favorevole all’interno della classe derivante dall’incontro con altre culture. Questo protocollo dovrà anche tener conto della collaborazione con le famiglie di origine dello studente NAI. In seguito, si potrà creare il “gruppo di accoglienza” formato solitamente da 3 docenti, il DS, il personale di segreteria ed eventuale mediatore interculturale.
Per quanto riguarda l’insegnamento dell’italiano L2 a studenti NAI, occorre specificare che si discosta nettamente sia dall’insegnamento della lingua “semplificata”, sia dall’insegnamento di una lingua straniera limitata solo allo sviluppo della competenza comunicativa.
Il percorso di insegnamento della lingua italiana ai neo-arrivati in Italia è un intervento didattico specifico ma allo stesso tempo in transizione che possiamo, per comodità, suddividere in 3 tappe:
- La prima, della durata di alcuni mesi, è caratterizzata dall’attenzione alla lingua per comunicare. L’allievo deve essere sostenuto nelle attività di comprensione, produzione orale, creazione di un lessico di base, acquisizione di tecniche di lettura e scrittura.
- Durante la seconda tappa continua e si amplia l’acquisizione della lingua per la comunicazione interpersonale di base e si inaugura l’apprendimento dei contenuti disciplinari comuni, a partire dalle materie a minor carattere “verbale”, contando su strumenti mirati quali glossari bilingui e testi semplificati e linguisticamente accessibili.
In questa fase “ponte” possono funzionare moduli laboratoriali, vale a dire blocchi di interventi su tematiche e argomenti specifici (linguistici e/o disciplinari), così come la partecipazione ad attività di doposcuola nel quale l’alunno è seguito nel fare i compiti e nello studio. - Nella terza fase, l’alunno straniero segue il curricolo comune ai pari e viene sostenuto attraverso forme di facilitazione didattica e linguistica, iniziative di aiuto allo studio in orario extrascolastico.
Bisogna tenere conto che l’alunno straniero deve adattarsi alla nuova scuola e alle nuove situazioni, deve imparare a decodificare segni nuovi e attribuire a questi nuovi significati, deve imparare non solo la lingua per comunicare ma anche la lingua “della scuola” per imparare a leggere, scrivere e studiare in L2, deve imparare a relazionarsi con coetanei e adulti ecc. Insomma, l’alunno NAI deve affrontare una serie di problematiche che, se sottovalutate, possono creare demotivazione, respingimento, filtro affettivo.
Ogni docente deve dunque assumere il ruolo di “facilitatore di apprendimento”; per questo motivo è di fondamentale importanza che tutti i docenti abbiano competenze in didattica dell’italiano a stranieri e che questi compiti non vengano affidati ai soli insegnanti di italiano, come spesso accade.
Strategie didattiche per favorire l’inclusione e l’apprendimento dell’italiano L2 per i NAI
Per rispondere ai bisogni linguistici degli studenti NAI sono necessari, tempi, strumenti, risorse e soprattutto insegnanti di qualità. Le linee guida per l’integrazione suggeriscono che nella prima fase all’insegnamento dell’italiano L2 bisognerebbe dedicare 8-10 ore settimanali (circa 2 ore al giorno).
Quali tecniche adottare?
- Presentazione del lessico di base utilizzando anche oggetti, foto, immagini, disegni, CDrom, situazioni utili alla contestualizzazione;
- Introduzione del nuovo vocabolario in strutture semplici e via via più complesse;
- Espressione orale e scritta (risposta a semplici domande, produzione di frasi di brevi testi) con riutilizzo del lessico e delle strutture presentati.
- I temi iniziali riguarderanno il bambino o il ragazzo, la sua storia, le caratteristiche principali dell’identità e del suo ambiente di vita quotidiana.
Il compito dell’insegnante sarà inoltre quello di sensibilizzare la classe all’accoglienza, al decentramento culturale, all’apprendimento cooperativo.
Uno studente ben integrato, sia sul piano scolastico che su quello sociale ha più possibilità di realizzare le proprie potenzialità. Gli studenti migranti si trovano a dover affrontare tante difficoltà che possono influire negativamente sul loro apprendimento e sul loro sviluppo.
Integrazione degli alunni NAI: Il rapporto Eurydice
Il rapporto Eurydice 2019 dal titolo Integrating Students from Migrant Backgrounds into Schools in Europe: National Policies and Measures, dimostra che nonostante tutti gli sforzi messi in atto a livello europeo e nazionale in favore dell’integrazione, gli alunni stranieri continuino a rimanere indietro rispetto ai loro coetanei nativi in molti ambiti dell’istruzione nella maggior parte dei sistemi europei e che i bambini che non parlano la lingua dell’istruzione in famiglia sviluppano un minor senso di appartenenza alla scuola e sono più spesso vittime di episodi di bullismo.
I risultati della ricerca condotta da Eurydice hanno messo in evidenza alcune difficoltà che il sistema scolastico italiano ma anche europeo ha nel processo di integrazione di questi studenti.
Per quanto riguarda il supporto linguistico scopriamo, ad esempio, che il numero degli studenti migranti che necessitano di questo tipo di sostegno è un criterio spesso controverso per l’assegnazione dei finanziamenti per l’integrazione. Inoltre è molto raro che sia un diritto studiare a scuola la lingua parlata in famiglia: in Italia i documenti ufficiali indicano l’importanza di mantenere la conoscenza della lingua familiare, ma solo Austria, Svezia e Finlandia prevedono un curriculum ad essa specificamente dedicato.
I risultati relativi a un approccio all’insegnamento e all’apprendimento che tenga conto del benessere generale dell’alunno, rivelano che il supporto in Europa tende a concentrarsi più sui bisogni scolastici che su quelli sociali ed emotivi dello studente.
Infine, ma non meno importante, anche la formazione degli insegnanti risulta carente.
Da questo rapporto emerge dunque che la strada da fare per una reale integrazione degli studenti NAI sia ancora tanta, e che numerose sono ancora le falle nel nostro sistema scolastico in materia di inclusione.
Per avere un’idea più chiara vi invitiamo a leggere la traduzione italiana del rapporto Eurydice dal titolo Integrazione degli studenti nelle scuole d’Europa provenienti da contesti migratori: politiche e misure nazionali.
I docenti della classe di concorso A023 una risorsa non solo nei CPIA
A conclusione di quanto esposto sorge spontaneo chiedersi come gli insegnanti da soli, già sovraccarichi di lavoro, possano mettere in atto tutta questa serie di strategie per favorire l’inclusione e l’apprendimento dell’italiano L2 per i NAI. Ed è proprio qui che si sofferma la nostra attenzione.
Gli insegnanti specializzati in didattica dell’italiano L2 in Italia ci sono, sono i vincitori e futuri vincitori della classe di concorso A023 specializzati proprio in questo campo. Tuttavia questo personale così altamente specializzato è stato destinato incomprensibilmente all’insegnamento esclusivamente all’interno dei CPIA.
Intanto gli insegnanti nelle altre scuole pubbliche annaspano in cerca di aiuto e sostegno per accogliere al meglio gli studenti stranieri e per favorire un’effettiva inclusione e integrazione.
Gli strumenti ci sono, gli insegnanti specializzati anche, auspichiamo dunque un pronto intervento del MI nel riconoscere gli insegnati di A023 come supporto imprescindibile in tutte le scuole, di ogni ordine e grado affinché l’integrazione tanto auspicata non sia solo tradotta in linee guida teoriche distanti dalla realtà scolastica concreta del nostro Paese.