L’errore nella didattica dell’italiano L2

Affrontiamo il tema dell'errore nella didattica dell'italiano L2. Quali sono i tipi di errore e quando bisogna correggerli?

L'errore nella didattica dell'italiano L2

L’errore nella didattica dell’italiano L2 / Ls

Per anni, nella ricerca glottodidattica, l’errore è sempre stato visto come una deviazione della norma standard, qualcosa da evitare a tutti i costi e da punire. I più moderni approcci glottodidattici hanno però capovolto questa visione negativa dell’errore, iniziando a concepirlo come risorsa e come strumento di ricerca per analizzare quelle ipotesi inconsapevoli che lo studente compie mentre cerca di scoprire i meccanismi di funzionamento della lingua straniera. In questo articolo cercheremo di riassumere questa nuova concezione dell’errore nella didattica dell’italiano L2 che è uno degli argomenti trattati in maniera approfondita nei nostri corsi online di didattica dell’italiano L2.

Cos’è l’errore

Uno dei problemi più frequenti nell’insegnamento linguistico è quello degli errori: ci si lamenta che gli studenti ne commettono troppi, si cercano modi per evitarli o ridurli, li si usa come parametro per valutare i progressi.

Quando si parla di errori, di solito si intendono delle deviazioni al modello di lingua obiettivo: lo studente avrebbe dovuto fare in un certo modo e invece ha fatto qualcosa di diverso, di sbagliato. Ovviamente gli errori non sono mai o quasi mai intenzionali, gli studenti che li commettono vorrebbero sicuramente avere un’ottima padronanza della lingua d’arrivo. Il problema è che ancora non sono in grado di non commettere errori: da qui la caratterizzazione degli errori come mancanze, difetti, limiti. Quindi spesso sentiamo insegnanti dire: l’apprendente non sa ancora fare questo, non ha ancora imparato quello ecc. Dovremmo invece provare a cambiare prospettiva mettendoci dalla parte di chi apprende. Non è facile capire come funziona una lingua: è quindi normale, inevitabile, che per molto tempo le ipotesi siano solo parzialmente corrette, e comportino degli errori. Ma per capire come uno studente sta imparando, occorre mettersi dal suo punto di vista e cercare di analizzare perché vengono formulate certe ipotesi e non altre, perché alcune prima di altre, perché e quando un’ipotesi viene abbandonata o riformulata.

I tipi di errore nella didattica dell’italiano L2

Prima di addentrarci nella questione dell’errore occorre fare alcune precisazioni. Gli errori non sono tutti uguali e non possono essere analizzati tutti allo stesso modo.

Ci sono errori detti di performance, i cosiddetti sbagli (mistake) dovuti a distrazioni momentanee, a stanchezza, stress ecc. E poi ci sono gli errori detti di competenza (errors), errori sistematici simbolo delle ipotesi che l’apprendente sta compiendo nel capire come funziona la nuova lingua obiettivo.

Gli errori di competenza a loro volta sono caratterizzati da meccanismi di tranfert:

  • Tranfert linguistico: influsso della L1 sull’apprendimento della L2;
  • Tranfert di insegnamento: dovuti all’insistenza, nell’insegnamento, a concentrarsi su determinate strutture a scapito di altre. In questo modo lo studente tenderà ad applicare indebitamente le regole su cui si è concentrato di più l’insegnamento.

Altri tipi di errore sono dovuti a strategie di acquisizione, di comunicazione e di sovraestensione di regole di L2 (overgeneralization) ecc.

Il ruolo del docente nella correzione degli errori

Come abbiamo anticipato, in chiave didattica, l’errore assume un nuovo valore di risorsa. Esso, infatti, si considera come una manifestazione naturale all’interno del processo di apprendimento generata dalla creazione di supposizioni da parte del discente sul funzionamento della nuova lingua oggetto di studio. Per il docente, perciò, l’errore è utile, poiché lo informa dell’evoluzione interlinguistica dello studente durante l’apprendimento linguistico. Paradossalmente, l’insegnante deve incoraggiare i discenti a produrre errori proponendo loro delle attività interattive, creative e sfidanti, finalizzate allo sviluppo delle competenze extralinguistiche, socio-pragmatiche e interculturali oltre a quelle linguistiche, che possono dare luogo a conflitti di tipo cognitivo.

Successivamente, lo stesso docente deve allenare gli studenti a identificare gli errori per educarli all’auto-correzione e per raggiungere una sempre maggiore consapevolezza delle proprie capacità (punti di forza ed eventuali punti di debolezza da migliorare), affinché possano avanzare nell’apprendimento. In questo modo, l’attenzione didattica non si focalizza più solo sul risultato, sull’apprendimento inteso come accumulo di conoscenze, ma anche sul processo e, in particolare, sulla capacità di riorganizzazione cognitiva tra le conoscenze precedenti e le nuove acquisizioni. Lo studente, così, diventa un attivo costruttore delle proprie conoscenze personali e percepisce sé stesso come capace di correggere gli errori in cui incorre, ma soprattutto li vive positivamente.

Quando correggere l’errore?

Alla luce delle considerazioni emerse nei precedenti paragrafi, la correzione degli errori assume una diversa funzione. Innanzitutto gli errori non vanno corretti sempre, l’insegnante può “scegliere” quali errori correggere e quali tralasciare a seconda della finalità didattica dell’attività.

Facciamo alcuni esempi di correzione.

Nelle attività di produzione orale, comunicative, il focus è sul contenuto del messaggio, non propriamente sulla forma, dunque l’insegnante potrà prendere nota degli errori commessi e guidare lo studente all’autocorrezione solo dopo che quest’ultimo abbia concluso l’attività comunicativa. L’errore invece va corretto subito se lo scopo dell’attività comunicativa è quello di fissare una determinata struttura grammaticale o quando l’errore commesso inficia il messaggio che si vuole trasmettere.

Di conseguenza negli esercizi grammaticali più meccanici l’errore va corretto sempre perché lo studente è chiamato a fissare una determinata struttura linguistica e se l’insegnante non intervenisse tempestivamente, il discente potrebbe acquisire una forma errata.

Nella produzione scritta l’insegnante può usare delle sigle per indicare il tipo di errore commesso dallo studente in modo da guidarlo nell’autocorrezione senza fornire subito la forma corretta.

Questi sono solo alcuni degli esempi di correzione, ce ne sono tantissimi altri che non possiamo trattare in questa sede ma che affrontiamo, con esempi concreti, nei nostri corsi.

Un insegnante di italiano a stranieri di qualità non può non conoscere questi aspetti che spesso passano in secondo piano perché ritenuti “troppo teorici”, ma senza teoria non ci può essere pratica. L’improvvisazione può provocare danni irreparabili al processo di acquisizione di una lingua straniera.

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