Studenti con cittadinanza non italiana nella scuola pubblica

Una analisi del report annuale dell'ufficio statistica del MIUR sulla presenza degli studenti con cittadinanza non italiana.

Quanti sono gli studenti con cittadinanza non italiana nella scuola pubblica? Ogni anno l’ufficio di statistica della direzione generale per i sistemi informativi e la statistica del MIUR pubblica i dati raccolti nell’anno scolastico precedente e li rende disponibili come open data. Tra i dati rilevanti e di interesse vi sono proprio quelli quelli relativi agli studenti con cittadinanza non italiana.

Sono da poco disponibili i dati relativi all’anno scolastico 2020/2021, aggiornati al 31 agosto 2021. Il notiziario che presenta quest’anno 31 tavole, 17 grafici ed una corposa appendice, è curato da Carla Borrini. L’analisi della partecipazione dei bambini e dei giovani di origine migratoria al sistema scolastico italiano rivela, tra l’altro, la presenza consistente delle seconde generazioni.
L’Osservatorio Nazionale per l’Integrazione degli alunni stranieri e l’educazione interculturale del Ministero evidenzia in proposito come vi siano tipologie di studenti e studentesse che, pur provvisti di cittadinanza italiana, vivono in un ambiente familiare non italofono, dove si parla una lingua diversa da quella d’istruzione. Vi sono inoltre i figli di coppie miste così come alunni arrivati per adozione internazionale. La presenza di questi studenti nelle scuole e le questioni che ne derivano sono fatti di cui le comunità scolastiche sono senz’altro consapevoli e di cui già tengono conto negli specifici interventi e progetti di inclusione e di educazione interculturale.

Studenti con cittadinanza non italiana nella scuola pubblica

Per la prima volta dall'anno scolastico 1983/84, da quando cioè si registrano i dati statistici, emerge un calo degli studenti con cittadinanza non italiana presenti nelle scuole nazionali con un totale di 865.388, ben 11 mila in meno rispetto allo scorso anno. La percentuale rispetto agli alunni con cittadinanza italiana resta però in variata per la diminuzione del numero totale di studenti. La flessione è indubbiamente collegata anche agli effetti della pandemia.
Analizzando il dato suddiviso per ordini di scuola si rileva che se per la scuola dell'infanzia, per la primaria e per la secondaria di I grado cala il numero di studenti, si registra un aumento per la secondaria di secondo grado.
Nella scuola dell'infanzia e nella primaria, l'incidenza dei bambini con cittadinanza non italiana sfiora il 12%. In particolare la scuola primaria è il settore che assorbe il maggior numero di studenti con cittadinanza non italiana (Vedi i testi per insegnare italiano a bambini stranieri). Nella secondaria di I grado invece poco più di un quinto della popolazione è costituito da studenti di cittadinanza non italiana (Vedi la proposta bibliografica per insegnare italiano a studenti stranieri nella secondaria di I grado) mentre nella secondaria di II grado il dato si attesta al 6,4%.

Quanto alla distribuzione geografica poi scopriamo dal rapporto che oltre il 25% degli studenti con cittadinanza non italiana frequenta le scuole lombarde. La presenza di questi studenti infatti non è affatto omogenea territorialmente e la loro presenza è per il 65,3% al nord, per il 22,2% al centro e per il 12,5% al sud. Seguono la Lombardia, in testa con il 25,5% di studenti con cittadinanza non italiana, le regioni Emilia-Romagna, Veneto, Lazio, Piemonte e Toscana.

Distribuzione geografica e Paesi di origine degli studenti con cittadinanza non italiana

Dall'analisi dei dati si possono rilevare elementi di grande interesse. Ad esempio il dato differenziale tra il numero complessivo di alunni stranieri totali e quello dei nati all'estero ci consente di avere una seconda misurazione, oltre al dato diretto, della popolazione dei cosiddetti studenti NAI (Neo Arrivati in Italia). Questo tipo di analisi incrociata dei dati consente soprattutto di intravedere un andamento. La presenza nella scuola primaria di alunni con cittadinanza straniera infatti sarà un dato che si ritroverà, tra qualche anno, nella secondaria di primo e secondo grado, come a costituire una sorta di onda che avanza con l'avanzare degli studenti nel percorso di istruzione.
Questi dati quindi, letti in prospettiva, possono dare indicazioni sulle necessità negli anni a venire dell'organico di docenti che abbiano competenze in didattica dell'italiano L2.
La distribuzione geografica per ordini di scuola invece è utile ad individuare una linea di tendenza relativamente alle regioni ed ai territori in cui docenti specializzati in didattica dell'italiano a stranieri sono e saranno sempre più necessari.
Quasi il 67% degli studenti con cittadinanza on italiana è rappresentato dalle seconde generazioni. In Veneto più del 72% degli studenti di origine migratoria sono nati in Italia. Nel triennio 2019-2021 si registra in modo evidente un divario tra gli studenti con cittadinanza non italiana nati all'estero e quelli nati in Italia con un netto margine a favore del numero di questi ultimi.
Questo è un dato che si traduce in un calo di quasi il 30% degli studenti che nel triennio in oggetto sono per la prima volta entrati nel sistema scolastico italiano. Ovviamente occorre considerare che incide su questo dato il fattore pandemico e che si può facilmente prevedere un "rimbalzo" dovuto sia alla ripresa degli spostamenti post-pandemia ma anche ai flussi migratori innescati anche dal conflitto in Ucraina.

Il nodo dell'inclusione

Nel notiziario viene anche fatto notare che un aspetto centrale del processo di inclusione scolastica degli alunni con cittadinanza non italiana è la loro distribuzione nelle scuole e, all’interno delle scuole, tra le classi. Al fine di evitare la concentrazione degli alunni con background migratorio in determinate scuole e favorire piuttosto una loro distribuzione equilibrata, il Ministero dell’Istruzione ha fissato alcuni criteri organizzativi circa la loro distribuzione tra le scuole e nelle singole classi.

In base alle disposizioni ministeriali del 20107 il numero di alunni con cittadinanza non italiana con ridotte conoscenze della lingua italiana non deve superare di norma il 30% degli iscritti in ciascuna classe e in ciascuna scuola. Gli Uffici Scolastici Regionali sono tenuti a facilitare una distribuzione equilibrata degli alunni con cittadinanza non italiana tra le scuole attraverso la promozione di accordi a livello locale e intese tra scuola ed Enti locali.

Sono previste alcune deroghe in specifici casi. Il limite del 30% può essere innalzato - con determinazione del Direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale - a fronte della presenza di alunni con cittadinanza non italiana già in possesso di adeguate competenze linguistiche. In proposito è fatto espresso riferimento agli studenti nati in Italia. Di contro, il limite del 30% può essere ridotto, sempre con determinazione del Direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale, a fronte della presenza di alunni con cittadinanza non italiana per i quali risulti, all’atto dell’iscrizione, una padronanza della lingua italiana non ancora adeguata a una compiuta partecipazione all’attività didattica e comunque a fronte di particolari e documentate complessità. In nessun caso, comunque, le scuole possono rifiutare l’iscrizione di un minore in ragione del superamento di una determinata percentuale di iscritti di origine migratoria. Queste indicazioni sono puntualmente richiamate ogni anno nella circolare che il Ministero dell’Istruzione emana in occasione delle iscrizioni al primo anno di scuola.

Cosa ci dicono i dati sugli studenti con cittadinanza non italiana

La presenza di uno studente di nazionalità straniera nella scuola è ragionevole indice di un dato almeno doppio, relativo al nucleo familiare. Nella gran parte dei casi si tratta di persone che, non rientrando nello studio statistico, hanno tuttavia l’esigenza, a volte non esplicitamente espressa, di una integrazione linguistica. Spesso anche, più in generale, di una scolarizzazione, del conseguimento di un titolo utile per ottenere un permesso di soggiorno, la cittadinanza e sostanzialmente una integrazione anche lavorativa.

Le esigenze di integrazione linguistica ed interculturale vengono assolte dai CPIA, i Centri Provinciali per l'Istruzione degli Adulti, presso cui insegnano i docenti della classe di concorso A023 che sono la punta di diamante con cui nella scuola pubblica si affronta il problema dell'insegnamento dell'italiano L2 degli adulti.

È indubbio che i dati rilevati possano essere d'aiuto sia per anticipare le necessità di un organico che abbia le necessarie competenze che per i docenti, che possono avere un’idea dello studente tipo di nazionalità non italiana che possono statisticamente prevedere di trovare in classe. Indicazioni sicuramente utili anche in termini didattici profilando l'apprendente medio con relative specificità non solo linguistiche ma anche interculturali.

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