Il gergo
I gerghi nella didattica dell’italiano L2 possono essere interessanti da introdurre ai livelli sia intermedi che avanzati. Affrontiamo questo aspetto del panorama sociolinguistico dopo l’articolo sulle varietà diatopiche. Il gergo indica una varietà di lingua dotata di un lessico specifico e utilizzata da alcuni gruppi di persone, in determinate situazioni, come “codice segreto” per distinguersi o per non farsi intendere da chi ne è estraneo.
Dal punto di vista della sociolinguistica, Berruto definisce il gergo come una varietà di lingua (o dialetto) che è marcata, ovvero differenziata dal punto di vista geografico, sociologico, stilistico etc. in diafasia (poiché è impiegata solo in determinate situazioni comunicative) e in diastratia (in quanto si forma all’interno di un gruppo sociale e ne diventa il contrassegno tipico).
Mentre dal punto di vista linguistico, Cohen ha definito il gergo come una “lingua parassitaria”: essa si appoggia su una lingua o su un dialetto preesistenti, sui quali si innesta un nuovo lessico, con l’intento di mascherarne l’espressività e la chiarezza originale, apportando così una differenziazione lessicale e fraseologica dalla lingua corrente.
Varie tipologie di gerghi
Le prime “parlate gergali” risalgono al tardo medioevo e si possono suddividere in due gruppi: i gerghi del mestiere e quelli della malavita.
Per quanto riguarda il primo, tra i mestieri più rappresentati nelle parlate gergali, concentrati soprattutto nel Nord, in area abruzzese-marchigiana e nel cosentino, ci sono i calderai, i ramai, gli arrotini, i seggiolai, gli spazzacamini, i muratori, gli ombrellai, i ciabattini, i bottai, i cordai, i venditori ambulanti, ecc. Attualmente, tuttavia, la sopravvivenza del lessico legato ai mestieri è minacciata dall’esaurirsi delle antiche professioni: molte parole infatti sono scomparse o sono entrate in ambiti di circolazione più vasta, rispetto agli usi locali, acquisendo nuovi significati.
I gerghi della malavita, invece, racchiudono parole ed espressioni, che vanno a comporre una sorta di linguaggio in codice, dietro cui si nascondono ruoli, pratiche, riti e attività illecite. Oggi però il termine “gergo” viene associato anche a diversi campi del sapere, facendo riferimento anche a “lessici speciali” come: il gergo giornalistico, il gergo sportivo, il gergo informatico, ecc.
Il “linguaggio giovanile”
Secondo Raffaele Simone, il linguaggio giovanile una ventina di anni fa consisteva in una “rielaborazione addolcita” dei gerghi della malavita e, anche, del gergo militare, a cui attingeva una quantità di voci (Vedasi: Il linguaggio giovanile degli anni Novanta, a cura di Laterza). Negli ultimi anni, invece, il gergo dei giovani si è formato attraverso i media, dalla televisione alle radio giovanili, alla musica, ma in particolar modo attraverso internet e i nuovi social network.
Il gergo utilizzato dai ragazzi online prende in prestito molte parole e acronimi dall’inglese americano oppure le fonde con l’italiano (o addirittura con il dialetto della sua regione). Molte di queste parole e frasi hanno vita breve, mentre altre hanno più fortuna, riuscendo ad entrare nel vocabolario e a occupare un nuovo posto nella lingua italiana. Basta pensare a verbi come: bannare, loggarsi, spammare, ecc.
Oltre alle parole straniere, il linguaggio giovanile sembra basato principalmente su: un italiano colloquiale informale, uno strato dialettale, uno strato proveniente dalla lingua dei mass-media e uno strato gergale tradizionale (detto anche linguaggio giovanile di lunga durata).
Utilizzare i gerghi nella didattica dell’italiano L2
I gerghi nella didattica dell’italiano L2 sono quindi un argomento utile e interessante da introdurre ai livelli sia intermedi che avanzati. Il linguaggio giovanile in particolare andrebbe presentato, nelle classi di italiano a stranieri, in quanto è una varietà linguistica con cui molti studenti residenti in Italia potrebbero trovare a interfacciarsi nella vita quotidiana.
Per presentarlo quindi, si potrebbero utilizzare ad esempio testi autentici, facilmente reperibili su Internet (e in particolare sui social, i siti più utilizzati dai giovani) o anche attraverso le canzoni più attuali nel panorama musicale italiano, in cui spesso ricorre il linguaggio giovanile. Si potrebbero poi creare degli esercizi e attività per focalizzarsi sul nuovo lessico incontrato all’interno dei testi.