La metodologia TEAL nasce al Massachusetts Institute of Technology di Boston quando sul finire degli anni 90 del secolo scorso si riscontrarono maggiori risultati nell’apprendimento degli studenti di fisica che frequentavano lezioni con un coinvolgimento interattivo rispetto a quelli che frequentavano lezioni tradizionali.
John Belcher, Peter Dourmashkin e David Lister contribuirono a riprogettare l’insegnamento della fisica grazie a competenze pedagogiche, tecnologiche e di design dell’ambiente didattico traendo spunto da studi precedenti di altre università fino a quando nell’autunno del 2000 prese vita il primo corso pilota del progetto TEAL con 150 studenti.
TEAL letteralmente sta per Technology Enhanced Active Learning, in italiano reso con la formula “Tecnologie per l’apprendimento attivo”.
Gli elementi base della metodologia TEAL
Elementi fondamentali di questo metodo sono le tecnologie, l’uso degli spazi con caratteristiche peculiari come le grandi dimensioni degli ambienti didattici, l’interconnessione tecnologica (LIM, tablet, proiettori) delle diverse postazioni dei gruppi di lavoro, la modularità degli arredi e la conseguente possibilità di riconfigurali in base alle necessità. A questo setting si unisce la modalità collaborativa con il confronto inter pares in gruppi dispari e composti da elementi con diverso grado di competenze, la discussione e rielaborazione dei temi sotto la guida del docente che introduce l’argomento lasciando i gruppi lavorare in modo collaborativo e con l’aiuto di dispositivi utili a reperire informazioni ma anche a realizzare attività laboratoriali grazie al digitale ed alla multimedialità. Tutto ciò garantisce una partecipazione attiva degli apprendenti.
L’ambiente didattico
La metodologia TEAL necessita di strumenti tecnologici interconnessi che consentano la condivisione. La tecnologia utilizzata quindi non deve essere necessariamente avanzatissima, con dispositivi che vanno dalla lavagna classica ai tablet. L’utilizzo dei dispositivi tecnologici in questa metodologia è relativo alla raccolta dati, da Internet ad esempio, alla condivisione dei contenuti con il gruppo ma anche con il docente che supervisiona i lavori dei diversi gruppi, e quindi è necessaria una lavagna, un proiettore o un monitor. Inoltre i dispositivi personali possono essere utili per dare al docente un feedback immediato rispetto agli input dati.
La lezione deve quindi necessariamente essere ospitata in un’aula che consenta questo tipo di interattività, quindi con spazi grandi e luminosi capaci di ospitare più gruppi con banchi modulari. Ciascun gruppo dovrebbe avere a disposizione una lavagna, un proiettore o una LIM in modo che il lavoro del gruppo possa essere evidente al docente che conduce la lezione da una posizione centrale supervisionando in diretta la produzione dei diversi gruppi di lavoro.
Alcuni vantaggi della metodologia TEAL
Con l’utilizzo di diverse tecniche di valutazione dei risultati la metodologia TEAL si è rivelata particolarmente efficace migliorando l’apprendimento di studenti con punteggi bassi di circa il doppio rispetto ai metodi di insegnamento tradizionali come la lezione frontale. I risultati misurati al MIT sono stati confermati anche da studi di altre università.
I benefici riscontrati, per studenti e docenti, sono di diversa natura: cognitivi, con miglioramento delle capacità creative di produzione oltre che di approfondimento autonomo; socio-relazionali, grazie agli aspetti collaborativi e cooperativi della metodologia; comunicativi, grazie alla possibilità di esprimersi con i diversi linguaggi legati alla multimedialità; ma anche motivazionali, didattici e organizzativi.
Ambiti di applicazione della metodologia TEAL
La metodologia TEAL nasce nell’ambito della didattica delle materie STEM ma può essere applicata, con ottimi risultati, anche per migliorare l’apprendimento in ambito umanistico, glottodidattico ed in ambito CLIL.
La metodologia TEAL è attualmente utilizzata non solo in diverse università in tutto il mondo ma anche in oltre 300 scuole pubbliche italiane (tra scuole fondatrici, capofila e adottanti) di diverso ordine e grado, su tutto il territorio nazionale che si sono dotate delle cosiddette “Aule TEAL” e docenti formati sulla metodologia.
I docenti TEAL
Il docente, che occupa uno spazio centrale nel setting d’aula, introduce i temi, stimolando gli studenti con domande o input visivi, e deve avere la possibilità di fungere da regista fornendo un feedback immediato per garantire l’efficacia dell’insegnamento.
Durante il lavoro dei gruppi il docente monitora e segue l’andamento del lavoro degli studenti i cui risultati verranno poi esposti dal rappresentante di ciascun gruppo a tutta la classe.
La classe interviene durante l’ esposizione dei capi gruppo per discutere le soluzioni individuate dai gruppi di lavoro.
La sessione si conclude con una sintesi del docente sugli obiettivi raggiunti dai gruppi di lavoro verso una soluzione condivisa.
Gli studenti TEAL
Gli studenti fondamentalmente sono spinti alla collaborazione ed alla sperimentazione nella metodologia TEAL, i gruppi possono provare, sbagliare, correggersi, imparare facendo (learning by doing) e confrontandosi grazie alla presenza di diverse competenze, conoscenze e ruoli in ciascun gruppo di lavoro in cui interagiscono tra pari.
Investimenti, formazione e disseminazione
L’investimento tecnologico quindi è solo uno degli aspetti peculiari della metodologia TEAL.
Altro aspetto ugualmente importante è la formazione metodologica dei docenti TEAL che avviene solitamente attraverso l’affiancamento iniziale di un docente esperto.
Le “scuole TEAL” si impegnano a diffondere la metodologia ed i suoi vantaggi, a condividere le difficoltà riscontrate nella sua applicazione e le soluzioni adottate.
Per approfondire la metodologia TEAL suggeriamo di partire dal progetto avanguardie educative di INDIRE