Insegnare italiano a bambini stranieri in Turchia e in Scozia

Insegnare italiano a bambini stranieri: due testimonianze da contesti di insegnamento diversi in Turchia e in Scozia

insegnare italiano ai bambini stranieri

Insegnare italiano a bambini stranieri

Insegnare italiano a bambini è un ambito d’insegnamento ricco di sfaccettature e peculiarità. Vi avevamo già riportato l’esperienza di una insegnante di italiano in Australia che aveva fatto questa esperienza nel settore privato, ma questa volta condividiamo le testimonianze della Prof.ssa Chiara Marianelli e della Prof.ssa Carolina Baglioni che hanno avuto modo di insegnare italiano a bambini stranieri rispettivamente nelle scuole in Turchia e in Scozia.

L’esperienza della Prof.ssa Chiara Marianelli in Turchia

Nel gennaio 2019, fresca di laurea e piena di entusiasmo, parto in direzione Istanbul per un tirocinio di tre mesi presso il liceo italiano I.M.I..
Quella che doveva essere una breve esperienza di tre mesi si é trasformata in una vera e propria carriera in terra turca, dove mi trovo ancora oggi.
Dopo i primi otto mesi nella capitale turca, tra tirocinio, lezioni private e corsi serali, ho ricevuto una proposta di lavoro dalla scuola materna ed elementare italiana di Smirne per insegnare italiano ai bambini, proposta che ho accettato all’istante.
Mi sono quindi trasferita sull’affascinante costa Egea della Turchia e ho iniziato a prestare servizio a tempo pieno nella scuola materna di cui sopra.

La scuola propone un’educazione montessoriana molto all’avanguardia nel panorama scolastico turco/ internazionale quindi è stato da subito molto stimolante e interessante sotto ogni punto di vista. Non nego che lavorare con dei bambini per cui (nel 90% dei casi) la prima lingua è quella turca  ha indubbiamente creato delle situazioni di sfida sia da parte mia che da parte degli alunni, difficoltà ampiamente superabili nel tempo.

All’interno dell’offerta didattica troviamo 5 sezioni di scuola dell’infanzia di cui 4 con insegnante turca e una con insegnante madrelingua italiana e una sezione di scuola primaria con insegnante anch’essa madrelingua italiana. Inoltre ci sono, nell’organico delle insegnanti, delle maestre di francese/turco/musica/educazione fisica/arte in comune tra tutte le classi.

Come accennavo poco fa, in una situazione tale, la sfida più rilevante è indubbiamente la non sempre facile comunicazione con gli studenti e anche, soprattutto, con le colleghe turche, sia per questioni meramente linguistiche che culturali.

Per quanto mi riguarda non era la prima volta che mi trovavo ad insegnare italiano a bambini e questo mi ha aiutato molto. La barriera linguistica con il dovuto tempo viene meno e questo rende il lavoro ancora più gratificante. Inoltre, il legame tra Italia e Turchia è da sempre molto stretto, ancora oggi ci sono famiglie (in special modo a Smirne) di origini levantine, arrivate in Turchia tra 8/900 che con molta energia e fierezza portano avanti le tradizioni italiane. Proprio per questo, con l’aiuto e la collaborazione tra la scuola italiana, il consolato italiano a Smirne e l’Istituto Culturale Italiano di Smirne si organizzano ogni anno degli incontri e dei progetti atti a mantenere e, anzi, accrescere questa forte relazione tra il paese turco e quello italiano.

Dopo i primi mesi per lo più di adattamento generale, mi sono sentita in dovere di iniziare un percorso formativo rivolto in modo specifico al riconoscere e intervenire su alcuni disturbi dell’apprendimento. Credo che la pratica faccia il grosso in qualsiasi tipo di lavoro ma avere una buona base teorica aiuta molto. Ho quindi iniziato e portato a termine con successo un master in DSA, DSL, ADHD e devo ammettere che non avrei potuto fare una scelta migliore e lo consiglio a chiunque pensi di affacciarsi all’insegnamento in ogni forma possibile. Avere delle conoscenze su queste problematiche dell’apprendimento e del linguaggio mi ha senz’altro aiutata a riconoscere e quindi intervenire tempestivamente e con il giusto metodo qualora si fosse presentato un problema.

In conclusione, mi ritengo pienamente soddisfatta della mia esperienza lavorativa qui in Turchia e, viste le mille possibilità che questo paese offre a giovani aspiranti insegnanti di italiano, consiglio a tutti di venire perché sono sicura che non ve ne pentirete. Più strettamente, insegnare italiano ai bambini è un lavoro che ti mette a contatto con diverse zone d’ombra tra cui una comunicazione talvolta difficile, comportamenti da dover interpretare proprio per una mancata chiarezza comunicativa, ma indubbiamente è un lavoro stimolante in ogni sua sfaccettatura, un lavoro di grande, grandissima responsabilità che deve essere affrontato molto seriamente. Affacciarsi a questo lavoro con pazienza, amore, gioia, voglia di crescere e preparazione è fondamentale. I bambini hanno un mondo, sono pieni di colori che vanno rispettati e capiti.
Non arroghiamoci il diritto di spegnerli.

Insegnare italiano a bambini: l’esperienza della Prof.ssa Carolina Baglioni in Scozia

insegnare italiano ai bambini stranieriLa mia avventura in Scozia inizia nel 2017 con un Erasmus Traineeship dove ho iniziato ad insegnare di italiano ai bambini di una scuola elementare privata di Glasgow. Conclusa l’esperienza Erasmus, il mio percorso come maestra di italiano qui è comunque continuato: sono rimasta in quella stessa scuola (Fernhill School) per un altro anno, oltre a collaborare come assistente presso un’associazione privata che teneva lezioni di italiano per bambini. Attualmente, sono al secondo anno di PhD in linguistica presso la University of Glasgow, con un progetto di ricerca riguardante l’apprendimento dell’italiano LS in Scozia, come prosieguo della mia tesi di laurea magistrale in Italiano per l’Insegnamento a Stranieri conseguita a Perugia.

La language policy qui in Scozia prevede l’insegnamento di due lingue straniere già dalle scuole elementari (da loro definito 1+2 approach to language learning) così da agevolare la scelta da parte degli studenti di una modern language anche nel passaggio alla scuola secondaria. Tra le lingue offerte dal piano scolastico scozzese figura anche l’italiano, ma i dati ci suggeriscono che non sia proprio una delle favorite. La maggior parte degli studenti sceglie comunque il francese o lo spagnolo da studiare durante gli anni di scuola superiore e di conseguenza anche alle elementari queste due lingue sono di gran lunga le più popolari. Tuttavia, ci sono ancora delle scuole in cui l’italiano viene insegnato già dal primo anno di Primary school, seppur in minor numero.

L’italiano in Scozia è però considerata a tutti gli effetti una minority language, e ciò è dovuto ai flussi migratori tra l’Italia e la Scozia a partire da inizio Novecento. Inoltre, Glasgow costituisce un caso a parte per quanto riguarda la lingua italiana: la presenza di italo-scots in città e zone limitrofe è assodata e testimoniata dalle moltissime famiglie emigrate dall’Italia specialmente dopo la seconda metà degli anni ’70. Oggi quindi ci sono tantissimi italiani di terza generazione per cui la lingua rimane l’unico collegamento con la propria identità italiana. E sono proprio questi a promuovere l’insegnamento dell’italiano a fasce d’età che non si limitano soltanto agli adulti, ma anche ai numerosi bambini bilingue o nipoti di italo-scots.

Nonostante la scarsa offerta di insegnamento di italiano Ls a livello curriculare, la domanda di corsi di italiano extracurriculari è alta e in costante crescita proprio per questo legame storico con l’Italia. Come già detto, sono le stesse famiglie italo-scozzesi, o con almeno un genitore di origine italiana, a incoraggiare lo studio della lingua tra i propri figli, per non perdere questo tratto identitario che li lega alle proprie origini.

Tornando alla mia personale esperienza, dopo aver insegnato inizialmente con l’associazione “Living Italian” per un anno, si è creata l’occasione per poter esportare a Glasgow un progetto già funzionante da anni ad Edimburgo, ovvero Girotondo Italian School. Questa organizzazione nasce appunto dalla volontà di alcuni genitori di offrire ai loro bambini (e non solo) la possibilità di esplorare le proprie radici italiane attraverso la lingua. Le lezioni di Girotondo sono patrocinate dal MAECI e dal 2014 sono il punto di riferimento principale per le classi di italiano per bambini in Scozia.

Nel 2019 abbiamo avuto l’occasione di poter far partire alcune classi anche a Glasgow, e così mi sono ritrovata ad insegnare italiano ai bambini più piccoli, ovvero P1-P4 (dai 6 agli 8 anni). Le lezioni del Girotondo sono extracurriculari e si svolgono nelle scuole il sabato mattina. Quindi, quanta voglia avranno questi bambini di andare a scuola anche il sabato, che tecnicamente è un giorno da dedicare al gioco e al divertimento? Ve lo dico io: non molta. Immaginate quanto questa sia ridotta ulteriormente da un anno a questa parte, ora che, purtroppo, ci troviamo totalmente in un ambito di remote learning.

Appena arrivata l’emergenza Covid, Girotondo ha dovuto sospendere tutte le lezioni in presenza ed iniziarsi a quel mondo ormai noto un po’ a tutti che è la didattica a distanza. Abbiamo cominciato quindi con le lezioni virtuali che, devo dire, non sostituiscono affatto quel compromesso tra apprendimento e gioco che era implicito alle lezioni del sabato mattina, chiamiamole lezioni alla vecchia maniera. Alcuni hanno abbandonato: specialmente i bambini non bilingue trovavano parecchio difficile seguire in un contesto totalmente virtuale. Io come insegnante ho dato fondo a tutte le tecniche che conoscevo, includendone molte altre con cui, per forza di cose, ho dovuto familiarizzare. Non è semplice racchiudere in un’ora settimanale coinvolgimento e attività interessanti per bambini da remoto e ho notato che, per quanto mi stessi impegnando, il nostro appuntamento settimanale non era sufficiente a mantenere vivo l’interesse per la lingua tra i piccoli partecipanti.

Per questo motivo, con i miei colleghi abbiamo deciso di proporre un nuovo appuntamento settimanale, sempre online. Ogni mercoledì sera alle ore 19 ci troviamo sulla pagina Facebook di Girotondo Italian School per la lettura di testi in italiano durante una diretta Facebook intitolata “LeggiAmo”. Nonostante ci aspettassimo un pubblico principalmente scozzese e composto dalle famiglie dei bambini iscritti ai nostri corsi, questo appuntamento ha riscosso un successo più ampio, coinvolgendo anche utenti da altre parti del mondo. Questo ci ha permesso di far conoscere la nostra scuola di italiano e soprattutto di portare avanti una missione, cioè far avvicinare quanto più possibile anche dei bambini al nostro incredibile patrimonio letterario e culturale tramite dei brevi racconti. Infatti, le prime letture si sono concentrate su un grande maestro della letteratura per l’infanzia, Gianni Rodari, per poi passare a Calvino e in seguito al repertorio tradizionale legato al Natale.

Ci troviamo ancora in una realtà in cui l’intero apparato educativo è svolto in modalità da remoto e iniziative come quella di “LeggiAmo” sono sicuramente degli strumenti utili a supportare la didattica e incoraggiare l’entusiasmo sia tra gli studenti che tra gli insegnanti.  Abbiamo addirittura ricevuto racconti e poesie scritte di proprio pugno da giovani apprendenti, che con molto piacere abbiamo letto durante le dirette. Il volersi misurare con delle produzioni scritte (in italiano, peraltro) è stato per noi una piccola vittoria, in una realtà come quella dei corsi extracurriculari in cui è raro anche solo che vengano svolti i compiti assegnati e, aggiungerei, giustamente visto che si tratta di corsi “del sabato”, non di scuola.

Quello di Girotondo Italian School è un minuscolo contributo alla promozione della nostra meravigliosa (sono di parte e ne vado fiera) lingua nel mondo, è vero, ma specialmente in un momento in cui la motivazione per l’apprendimento linguistico è messa a dura prova dalla situazione in generale, resta un veicolo essenziale per gli heritage learners e per i bambini scozzesi che necessitano di un contatto con le proprie radici. Anche e, soprattutto, ora che la lontananza la accusiamo tutti un po’ di più.

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